Le due bisacce

 

Ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l'altra dietro, e ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta.
E per questo gli uomini non vedono i difetti che vengono da loro stessi, mentre vedono assai perfettamente quelli altrui.

                                                                                                                                                                                 favola Esopo

 

Esòpo fu un favolista greco del VI sec. a.C. (ca 620 a.C. – ca 560 a.C.)
La mancanza di fonti sicure sulla sua vita fece sì che già presso i Greci dell'età classica egli fosse un personaggio semileggendario, sulle cui avventurose vicende si narravano numerosi aneddoti, riuniti in seguito nella Vita di Esopo, probabilmente del IV sec. d.C.
Considerato secondo la tradizione più comune originario della Frigia, secondo altre sarebbe invece nato in Tracia, o a Samo, o a Sardi, o infine in Egitto.
Brutto, gobbo e balbuziente secondo la descrizione di Plutarco, aveva però spirito ingegnoso e sottile e di questo appunto si valse, tra l'altro, per ottenere l'affrancamento dal filosofo Xanto (o secondo altri dal samio Iadmone) del quale era schiavo.
Divenuto libero, viaggiò a lungo visitando l'Egitto, Babilonia e parte del mondo orientale.
Infine, inviato da Creso a consultare l'oracolo Pitico, con le sue derisioni irritò i Delfi che, accusatolo di sacrilegio, lo condannarono a essere gettato dall'alto della rupe Iampea.
Pur non avendo probabilmente lasciato alcuno scritto, Esopo fu considerato dai Greci l'inventore della favola e appunto con il nome di Favole esopiche si designarono brevi racconti alla buona che avevano per protagonisti per lo più animali (forniti però di virtù, vizi e sentimenti umani) e talora dei, uomini e piante, e di cui si chiariva il significato, allegorico e moraleggiante, in una breve spiegazione finale (epimitio).

 

 

 

Esopo, dipinto di Diego Velázquez, 1639-1640, conservato nel Museo del Prado di Madrid

 

 

 

 

 

La lettura è per la nostra mente ciò che l’esercizio è per il nostro corpo.”

                                       Joseph Addison

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