UN'INDAGINE PERFETTA

 

Mi chiamo Elettra, ho 22 anni e sono un'investigatrice. Ho risolto casi fin da quando avevo sei anni, a cominciare dalla sparizione di caramelle nell'armadietto della maestra della scuola elementare.

Tra i dieci casi più importanti, voglio raccontarvi il primo che mi si è presentato davanti e per cui, grazie a questo, sono riconosciuta come la " Risolutrice perfetta".

Tutto iniziò a mezzanotte circa. Ero da poco tornata dall'ufficio. Appena entrai in casa, il telefono trillò. Alzai la cornetta e dall'altro lato c'era Margaret Roberts, la testimone chiave dell'omicidio avvenuto qualche giorno prima in Minnesota. La sua voce era tremante e si sentiva a malapena.

"La prego, mi aiuti, lui vuole uccidermi!". Non riuscendo ad intuire dove si trovasse, pregai la signorina di essere più chiara. " Sono a casa mia, all'indirizzo via Miriam 126. La prego faccia presto!".  Subito dopo udii uno strillo allucinante e successivamente il silenzio assoluto. Il criminale aveva riattaccato. Come una furia, mi precipitai a casa di Margaret Roberts insieme ad una squadra di poliziotti. Salimmo le scale e trovammo la porta serrata. Non so come ma riuscimmo ad aprirla. Appena entrammo, era ormai troppo tardi. L'assassino era fuggito e la vittima era immersa nel sangue. Vicino al cadavere trovammo un foglio sgualcito " la vendetta è un piatto che va servito freddo". Accogliemmo quelle parole come una doccia gelata.

Il mattino seguente mi recai sul luogo del delitto ed assieme ad alcuni poliziotti della scientifica, raccolsi le impronte digitali. Purtroppo, ciò non fruttò all'indagine. Le ultime impronte, infatti, non risalivano all'assassino bensì alla signorina Margaret. Importante per la risoluzione del caso fu, però, la lettera. Il criminale in questione aveva una grafia leggibile ma notammo un particolare. La frase non era scritta da sinistra verso destra ma da un quarto fino alla fine del foglio. Questa era una tipica scrittura da persona mancina. Inoltre, nella parte finale della lettera, trovammo un fiore senza petali. Quest'ultimo lo portammo in laboratorio e, tramite un'accurata analisi del polline, deducemmo che quel fiore cresceva in un territorio strettamente vicinoad una prigione del Minnesota dove si trovava John Griffin, il colpevole dell'omicidio avvenuto qualche giorno prima e che era stato incastrato grazie alla confessione di Margaret.

Così capimmo il movente e non ci volle molto ad intuire l'assassino. Dal momento che John si trovava in carcere e non era evaso di lì, l'unica soluzione possibile era che un suo parente che covava vendetta per la signorina Margaret l'avesse assassinata. Per nostra fortuna, il solo parente mancino ancora in vita di John era suo fratello. Sapendo dove risiedeva, ci recammo a casa sua e, grazie alla pistola da lui mostrata e alla sua spontanea confessione, lo condannammo a 26 anni di reclusione.

La giustizia aveva trionfato ancora una volta.

 

Elettra Gizzi II C

La lettura è per la nostra mente ciò che l’esercizio è per il nostro corpo.”

                                       Joseph Addison

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